giovedì 26 novembre 2009

Mimesi


UN COSO CHIAMATO CARLO GIORDANO (CHECCHÉ NE SCRISSE PRIMA GUIDO GOZZANO)
Verso il mio verso disperso su d'un foglio bianco, terso. C'era una volta il mio caro me, un re, che ormai già solo e vecchio è. Adesso non c'è più quel cielo blù. C'ero una volta e adesso non più. Nella torre del castello guardava triste 'l ruscello la principessa. S'affacciava dalla finestra, sospirava. Dalla prigione del castello triste era il suo volto, bello. Fu rinchiusa già da molti anni, l'aspetto omai ne ha avuto danni. Chissà chi sarà che la salverà. Oh mio bel castello, marcundiru, 'ndiru' 'ndello! Oh mio bel castà, marcundiru, 'ndiru' 'ndà! Chissà dove andrà la sua bellezza! Presto per lei sarà vecchiezza! Bellezza. Oh mia bellezza! Un pò ne rubò il cielo affinché restasse terso; un po' ne prese il sole protraendo il suo splendore; un po' ne volle 'l buon Dio poiché ne conta l'ore; un po' ne rubo il principe, abbandonato e perso. Bellezza. Oh mia bellezza! Ne volle anche l'usignuolo per cantare il suo motivo; ne rubo poi anche la terra 'ché etern'è Primavera; ne sottrasse poi il vento e ne prese anche la sera ed ognuno era contento... ah, dimenticavo, il rivo. Oh mio bel castello, marcundiru, marcundello! Oh mio bel castà, marcundiru, 'ndiru' 'ndà! C'era una volta il mio caro me, un re, che ormai solo e vecchio già è. Adesso non c'è più quel cielo blù. C'ero una volta e adesso non più.


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