sabato 21 novembre 2009

Après soi, le déluge

 

Dopo aver letto e riletto "'L mal de' fiori" di Carmelo Bene, credo proprio non si possa leggere niente più, né Alda Merini, né tantomeno quel bel morto che è Mario Luzi. È un caso umano, non certo poetico. I media né hanno fatto un pizza di questa esperienza dolorosa psichiatrica, dei suoi trascorsi. ecc... Un caso umano, appunto... Che c'entra la poesia? Lo Stato l'ha rinchiusa in manicomio e lo Stato l'ha rendenta, l'ha fatta diventare un caso letterario. Ho letto diverse poesie di Alda Merini, ma noto che hanno sempre questo vincolo asfissiante del privato, dell'esperienza che si vuole comunicare a tutti costi (a costo di evitare la poesia stessa); non è mai tentata dalla follia, dal trasgredire le regole, impelagata com'è a discorrere con il suo vissuto. Non è una vera "pazza" come poteva esserlo Dino Campana o l'inarrivabile Carmelo Bene.

E sì!... Con C.B. si è fatto fuori il corpo e le sens'azioni corporee, si è eliminato lo spirito, si è dato scacco alla stessa anima che credeva di salvarsi per chissà quale virtù oltrerrena...

      E animella deliciola ch'è callida
      'n evitar di struggersi 'n padella
      svolazza affior d'altrove vispa più
      della Teresa...

E noi invece stiamo qui ancora a imbelletare i cadaveri della letteratura.

il cannocchiale

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